Nelle piccole e medie aziende, l’imprenditore è spesso troppo concentrato a pensare al fatturato e poco attento alla gestione dei flussi di cassa: bisogna vendere i beni e servizi dell’azienda per andare a coprire i costi e avere un margine positivo.
Questo è sicuramente un ragionamento corretto ma non è il solo obiettivo che l’imprenditore deve tenere a mente.
Spesso ci si scontra con la realtà delle cose e l’imprenditore si pone le seguenti domande:
Perché ho realizzato utili ma non ci sono soldi sul conto corrente?
Oppure perché lavoro tanto, faccio dei discreti fatturati, ma quando è ora di pagare tasse ed F24 dei dipendenti sono sempre in difficoltà?
La risposta a queste domande è data dal fatto che l’equilibrio aziendale si compone di tre componenti: la parte economica, la parte patrimoniale e quella finanziaria.
I tre aspetti, o punti di vista devono essere tenuti sotto stretta osservazione.
Il disequilibrio che può avvenire in uno dei 3 aspetti porta con il tempo ad intaccare anche le altre componenti e questo trascina l’azienda in una spirale negativa che nella peggiore delle ipotesi possono anche farla chiudere o fallire.
Ecco quindi che l’imprenditore deve per prima cosa conoscere i tre punti di vista principali per la gestione aziendale e non focalizzarsi solo su uno.
L’equilibrio economico
Il primo aspetto reddituale è il motore dell’azienda ed è la capacità dell’azienda stessa di produrre ricchezza. Il reddito è dato dalla differenza dei componenti positivi (tra cui i Ricavi) e i componenti negativi ( tra cui i Costi). La differenza positiva di questi è Reddito.
Se si decide di lasciare in azienda il reddito prodotto, questo va ad incrementare il Patrimonio Netto.
L’equilibrio patrimoniale
Il patrimonio netto è dato dalla differenza dell’attivo ( immobilizzazioni, crediti, rimanenze, disponibilità liquide) e passivo (debiti, fondi rischi e TFR).
L’azienda con patrimonio offre garanzie migliori rispetto a una che ha poco patrimonio.
Se infatti un creditore (ad esempio una banca) decide di prestare soldi ad un azienda e questa, a garanzia del proprio debito, ha immobili e attività con un certo valore da offrire, la banca è più incline a prestare i soldi.
Come del resto i fornitori si sentono più tranquilli perché nel caso che non vengono pagati dall’azienda in questione, possono confidare nel soddisfare le loro ragioni di credito attraverso la liquidazione del patrimonio che l’azienda possiede.
Quando l’imprenditore produce utili e decide di accantonarli ( non distribuirli) , il suo patrimonio netto aziendale va ad incrementare.
In queste situazioni, quando lo stesso è sospinto dall’ottimismo, l’imprenditore nato dal “basso”, senza una formazione adeguata dal punto di vista manageriale, cade nel tranello di compiere operazioni immobiliari.
Una peculiarità culturale di noi italiani è quella di investire nel mattone e di possedere case o immobili di proprietà, a differenza ad esempio dei nostri partner europei.
Quando l’imprenditore ha un minimo di successo, spesso si avventura in investimenti immobiliari azzardati (si comprano capannoni, terreni edificabili, uffici, si fanno grandi progetti, ecc..)
Queste operazioni per quanto importanti sono tuttavia molto onerose dal punto di vista della liquidità.
L’imprenditore può fare gli investimenti che desidera, sia chiaro, ma lo deve fare con occhio vigile senza mettere in difficoltà la sua stessa azienda.
L’imprenditore deve fare attenzione che le rate del mutuo che ha sottoscritto per l’investimento non siano tali da risucchiare la liquidità necessaria alla gestione operativa.
Quello che non deve accadere è che per pagare le rate del mutuo, si fa a meno di pagare i fornitori o peggio ancora i dipendenti. Se si vuole mantenere un livello di forniture costanti e di qualità i fornitori bisogna pagarli e così pure i dipendenti. Non si può ritardare o non pagare quelli che sono i fattori produttivi di successo dell’azienda ( perdere un buon fornitore o i dipendenti strategici comporta a dei danni ingenti).
L’equilibrio finanziario
Se non vogliamo arrivare alla situazione descritta sopra, la gestione dei pagamenti e degli incassi (che spesso nelle realtà medio piccole è improvvista o fatta in maniera non metodica) va pianificata attentamente al fine di avere sempre le risorse nella giusta quantità che servono e nel momento che servono.
E’ necessario bilanciare le entrate finanziarie ( da crediti vs clienti e crediti vs banche o istituti di credito) con le uscite finanziarie (che possono essere quelle operative per pagare i fornitori, i dipendenti, pagare le rate dei mutui per gli investimenti fatti e le imposte). Quello che abbiamo descritto qui è l’equilibrio finanziario di un’azienda e va mantenuto al pari dell’equilibrio economico ( ricavi superiori ai costi) e quello patrimoniale ( attivo superiore al passivo).
Trascurare la dinamica finanziaria dell’azienda porta con il tempo ad aver problemi con i fornitori, con i dipendenti, con gli istituti di credito (che revocano gli affidamenti concessi perché vedono che l’azienda non è affidabile) e via via l’intero sistema di rapporti che stanno intorno all’azienda fanno venir meno la loro fiducia.
L’imprenditore che è già nei guai, spesso per tamponare i problemi di liquidità, vende alcuni beni aziendali convinto di risolvere tutti i problemi. Per prima cosa vendere i beni comporta ad 1 impoverimento dell’azienda dal punto di vista patrimoniale e secondo, i flussi di cassa devono derivare dall’attività operativa ( non da quella degli investimenti e dei disinvestimenti).
La gestione del cash flow o flusso di cassa
La gestione degli equilibri aziendali è senz’altro complessa e richiede la capacità di saper guardare sempre da più punti di vista. Il punto di vista spesso più trascurato è quello finanziario e qui l’azienda deve investire tempo e risorse da dedicare sistematicamente alla gestione dei flussi di cassa. Spesso gli imprenditori sono focalizzati nelle attività operative ma accorgersi troppo tardi che l’impresa ha bisogni di risorse per pagare i fornitori o i dipendenti è molto rischioso. Questo perché:
- -Trovare i soldi all’ultimo momento è difficile o impossibile
- – Se si trovano i soldi probabilmente questi costano molto caro (interessi passivi che incidono sull’equilibrio economico)
- – La reputazione dell’azienda peggiora
- – I fornitori non lavorano bene perché non vengono pagati ( se vuoi i lavori fatti bene è logico che li devi pagare).
- – I ritardi dei pagamenti delle rate del mutuo, vengono segnalate alla Centrale Rischi, il rating dell’azienda peggiora ( il punteggio che ne determina il merito creditizio) e quindi nessuna altra banca è più disposta a finanziare
- – I ritardi o i mancati pagamenti di natura fiscale, oltre certi limiti, possono avere anche riflessi di natura penale
- – Dal punto di vista psicologico, non curare la gestione della liquidità è anche peggio di non produrre reddito: si viene continuamente assillati dai fornitori che vogliono essere pagati e ne risente la capacità mentale dell’imprenditore che viene distratto da queste situazioni poco gradevoli che possono intaccare la capacità di lavorare bene mantenendo il controllo.